Ricordo l’odore del sugo salsiccia e piselli che inondava casa già alle 8 di mattina, il rumore dei cucchiai che sbattevano nelle ciotole e l’acqua del rubinetto che non smetteva di scorrere perchè quando non hai la lavastoviglie lavare subito i piatti è legge. Quando ero piccola, nel periodo estivo, passavo spesso 10 o 15 giorni a casa di mia nonna, Iride, piccolina con un cuore enorme, i capelli sempre perfetti e puliti ogni mattina con l’acqua di rose ed una vitapassata davanti ai fornelli. Essendo una curiosa cronica spiavo sempre qualsiasi cosa preparasse, da un semplice insalata al sugo più difficile in assoluto e per innamorarmi di quei gesti e di quegli odori non c’è voluto nulla. Amo cucinare, è un forma di terapia per l’anima, nella cucina ci vuole pazienza, costanza, non puoi mettere su un sugo e poi dimenticartene.
Cucinare vuol dire prendersi cura di qualcuno un po’ come dire “ti stavo pensando.” , ricordo la ciotola enorme di fragole che mia nonna preparava la mattina presto e solo la sera quando si era riempita di buonissimo e dolcissimo succo potevi mangiarle, era sempre la stessa ciotola bianca con i ricami blu e quel piatto di plastica sopra a coprirle; non andare a fregarne un cucchiaio ogni 5 minuti era una vera e propria lotta.
“Lo sai perché mi piace cucinare?”
“No, perché?”
“Perché dopo una giornata in cui niente è sicuro, e quando dico niente voglio dire n-i-e-n-t-e, una torna a casa e sa con certezza che aggiungendo al cioccolato rossi d’uovo, zucchero e latte l’impasto si addensa: è un tale conforto!”
(Giulia Child)