Astinenza di parole..

Sì, temo che il mio corpo sia in astinenza di parole.

Logorroica, amo definirmi tale, una di quelle persone che non riescono a stare senza parlare, chiedere, discutere, senza la possibilità di scegliere il silenzio; invece ora il silenzio è tutto ciò che ho perché in seguito ad un operazione alla gola non riesco a parlare. Tonsillectomia, nulla di troppo emozionante.

Il silenzio è generalmente una scelta, come quando sei arrabbiata o ci rimani male e allora stai in silenzio perché vorresti fosse colui con cui sei arrabbiata ad illuminarti con qualche parola passata lì per caso, magari in grado di farti sorridere e dimenticare l’arrabbiatura o magari solo il pretesto per cominciare a litigare; e diciamocela tutta, quelle parole dopo quel tipo di silenzio sono sempre le più taglienti, le più dure ed a volte le più vere.

Ora mettetevi nei miei panni; come si fa a litigare senza poter parlare? e come si fa a domandare? a ridere? a fare una conversazione che non diventi un monologo a senso unico? come si fa a godere in silenzio? 

Non l’ho ancora capito e spero che la parola mi torni a breve ma nel frattempo mi godo l’altra faccia della medaglia. Osservare ed ascoltare diventa più bello. 


Quando hai un terrazzo che si affaccia sul parco in una domenica di sole non hai bisogno di parole… Quattro anziani, un tavolino, l’ombra di un albero e un torneo di burraco hanno riempito il mio silenzio:

A: “Te sta zet, che tci ancoura un murgantoun” .  ( Stai zitto che sei ancora un bambino piccolo con le candele al naso)

B:” Zuga e sta zet! Ad Zugador”. ( Gioca e sta zitto. Giocatore dei miei stivali )

A:” Al chèrti agli é cume la mà, lì vò sampre bèn mè fiol piò stoppid”. ( É come la mamma che vuole sempre più bene al figlio più stupido. Detto a giocatore di carte non bravo, ma fortunato. )


Quei vecchietti con i loro reumatismi, le loro litigate, gli insulti e qualche bestemmia volata qua e la hanno passato un’altra domenica insieme a ridere senza bisogno di troppe cose o di troppi discorsi ed hanno fatto ridere anche me. Domenica prossima ore 16 sono stata invitata al torneo. 

Il punto non sono quei quattro vecchietti, il punto è: ci rendiamo conto di quanto siamo succubi di parole superflue? di quanto il 60% delle parole che diciamo non servano veramente? 

Ci riempiamo la vita di parole inutili, di occasioni perse per paura di parlare o perché invece non escono le parole giuste; esistono situazioni in cui una parola può salvare un rapporto o rovinarlo, quelle maledette parole di troppo. Le parole sono un mondo a cui mai rinuncerò ma forse a volte lo si può accantonare.

Forse per imparare ad ascoltare di più serve una tonsillectomia o forse solo un po’ di intelligenza in più..

CURIOSITA’: Camera anecoica.

(476 parole) 

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